19 07 2018, ricorrenza strage Paolo Borsellino e la sua scorta, Roberta Zicari c’era. Contributo di Nello Musumeci

20 Luglio 2018

19 07 2018, ricorrenza strage Paolo Borsellino e la sua scorta, Roberta Zicari c’era. Contributo di Nello Musumeci
26 anni fa, Il 19 luglio 1992, alle ore 16:58, una Fiat 126 rubata contenente circa 90 chilogrammi di esplosivo telecomandati a distanza, esplodeva in via Mariano D’Amelio 21, Spezzando la vita del Magistrato Paolo Borsellino e della sua scorta. Un solo sopravvissuto, l’agente Antonino Vullo che cosi descriveva l’evento: «Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l’auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l’inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L’onda d’urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c’erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto…»
Ogni anno il 19 Luglio tanti Siciliani Onesti scendono in piazza per offrire alla Mafia la prova concreta che Paolo Vive, che, come ripetono spesso i siciliani “non li avete uccisi le loro idee camminano ancora sulle nostre gambe” perché è anche grazie al loro sacrificio se oggi in Sicilia si ha il coraggio di parlare ed affrontare la mafia , ogni giorno, nella quotidianità.

Particolarmente sentita la ricorrenza quest’anno, poiché la corte d’Assise di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza del processo sulla Trattativa Stato mafia. Il provvedimento è di oltre cinquemila pagine ed è stato depositato in soli 90 giorni dal dispositivo della sentenza.
Nelle indagini sugli autori della strage di Via D’Amelio, i Giudici ammettono, c’è stato «uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana», e non solo, I magistrati avanzano il sospetto che si sia voluta occultare la «responsabilità di altri soggetti per la strage, nel quadro di una convergenza di interessi tra Cosa nostra e altri centri di potere che percepivano come un pericolo l’opera del magistrato». E del resto Paolo Borsellino aveva previsto anche questo, cosi diceva all’amico e collega Giovanni Falcone: Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: “Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello… quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero… ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti… Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge”

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